Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.
Adorazione Eucaristica
IIª Domenica di Pasqua
o della Divina Misericordia “Anno C”
Cel. “Dio di eterna misericordia,che nella ricorrenza pasquale
ravvivi la fede del tuo popolo,
accresci in noi la grazia che ci hai dato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.” (Colletta)
G. L’esperienza pasquale si sviluppa e si intensifica nella prima comunità apostolica. Gli Atti degli Apostoli ci presentano la potenza del dono dello Spirito che suscita la fede nella risurrezione di Cristo e nella sua forza di guarigione. Grazie a questa invisibile azione «spirituale», dalla comunità cristiana si sprigiona una vitalità benefica che testimonia in modo concreto la realtà del «mondo nuovo» nato dalla Pasqua di Cristo, e raggiunge tutti coloro che - riconoscendosi deboli e poveri - ricorrono con fede all’aiuto del Signore risorto. Egli agisce con la sua «forza di guarigione» che rivive nella persona di Pietro ed opera salutarmente anche solo attraverso l’ombra dell’apostolo: al suo passaggio tutti sono guariti. Viene così messa in risalto la posizione di preminenza che occupa Pietro nella comunità..
Cel. “Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.
Pausa di Silenzio
G. Anche a noi è chiesto di testimoniare la realtà della risurrezione, di sviluppare quel «mondo nuovo» inaugurato da Cristo. Se la nostra assemblea si riunisce per «fare eucaristia», per rendere a Dio un’azione di grazie, di lode e di gloria per le sue opere di salvezza culminate nella Pasqua, tutto ciò deve tradursi anche nella vita della nostra comunità. Nell’operare con gesti di aiuto immediato, si devono pure ricercare le cause profonde del male e dell’infelicità altrui: la Parola di Dio che è luce, il Pane della vita che è sostegno, ci rendono attenti a scoprire dove Cristo è offeso, dove anche oggi continua a morire. Il mondo ci offre un quadro sconcertante di situazioni tragiche: non possiamo dimenticarle, specialmente nella preghiera che deve sempre avere un respiro universale. Preghiamo sì perché si affermi e cresca un «mondo nuovo» e migliore; interveniamo, quando è possibile, con forme concrete di impegno. Ma non dobbiamo neppure spingere lo sguardo molto lontano per scoprire dove Cristo muore adesso: dovunque l’uomo è mortificato nella sua dignità.
Tutti
Dal Salmo 117: Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.
Pausa di Silenzio
La Seconda Domenica di Pasqua è anche la festa «della Divina Misericordia». È una bella realtà della fede per la nostra vita: è la misericordia di Dio per noi! È un amore così grande, così profondo quello di Dio verso di noi, che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida.
Secondo il Vangelo di oggi, l'apostolo Tommaso fa esperienza proprio della misericordia di Dio, che ha un volto concreto, quello di Gesù Risorto.
Tommaso non si fida di ciò che gli dicono gli altri Apostoli: «Abbiamo visto il Signore»; non gli basta la promessa di Gesù, che aveva annunciato: il terzo giorno risorgerò. Vuole vedere, vuole mettere la sua mano nel segno dei chiodi e nel costato.
E il comportamento di Gesù è la pazienza: Gesù non abbandona Tommaso nella sua incredulità; gli dona una settimana di tempo, non chiude la porta, attende. Arriva e gli dice con chiarezza: Non essere incredulo, ma credente".
E Tommaso riconosce la propria povertà. «Mio Signore e mio Dio»: con questa invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi, nel costato aperto, e ritrova la fiducia: diventa una persona nuova, non più incredula, ma credente.
Pensiamo a Pietro: per tre volte rinnega Gesù proprio quando doveva essergli più vicino; e quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende, sente lo sguardo d'amore di Gesù e piange.
Ricordiamo i due discepoli di Emmaus: il volto triste, un camminare vuoto, senza speranza. Ma Gesù non li abbandona: percorre insieme la strada. Con pazienza spiega le Scritture che si riferivano a Lui e si ferma a condividere con loro il pasto.
Questo è lo stile di Dio: Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci.
Annuncio di tenerezza, fiducia, misericordia è la parabola del Padre misericordioso, che accoglie il figlio che ritorna, lo accoglie nella gioia, nella festa. Papa Francesco sempre ci ricorda che Dio sempre ci aspetta, sempre ci accoglie, sempre ci perdona, perché l'amore di Dio è più grande di ogni peccato.
Tornando al Vangelo, Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti. É proprio nelle ferite di Gesù che noi siamo sicuri, lì si manifesta l'amore immenso del suo cuore.
Il papa ci richiama che dobbiamo toccare la carne di Cristo, le ferite di Cristo nei poveri. Tommaso arriva a dire: "Mio Signore e mio Dio".
Noi possiamo arrivare a vivere la vita cristiana in maniera profonda e avvicinandoci ai poveri, ai malati, a qualunque sofferente, toccando le loro ferite, sappiamo che in essi c'è il Signore Gesù: anche davanti a loro possiamo dire con l'amore la nostra fede: Mio Signore e mio Dio". (d.R.Rossi)
Tutti
O Dio, noi crediamo che il tuo Spirito
continua ad agire anche ai nostri giorni
e che solo per la nostra inerzia
e la nostra poca fede
tu non puoi compiere segni più chiari del tuo amore.
Ti preghiamo: aprici alla forza della tua parola
e rendici capaci di realizzare l'impegno
a cui ci chiami nel tuo Figlio Risorto.
Canto:
Pausa di Silenzio
La sera di Pasqua il Signore entra in quella stanza chiusa, porte e finestre sbarrate, dove manca l'aria e si respira paura. Solo Tommaso ha il coraggio di andare e venire.
Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo. Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, inaffidabili, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, che scuote le porte chiuse del cenacolo: come il Padre ha mandato me anch'io mando voi.
Voi come me. E li manda così come sono, poca cosa davvero, un gruppetto alla sbando. Ma ora c'è in loro "un di più": c'è il suo Spirito, il segreto di Gesù, il suo respiro, ciò che lo fa vivere: a coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati.
Ecco il respiro, l'essenza, lo spirito di Dio: per vivere Dio ha bisogno di perdonare.
Per essere Padre ha la necessità di abbracciare ogni figlio che torna, deve andare da ogni figlio maggiore che non capisce, cercare ogni pecora che si perde.
La misericordia è un bisogno di Dio, non un attributo fra altri, ma l'identità stessa del Padre, una necessità: oggi devo fermarmi a casa tua.
Prima missione, primo lavoro, prima evangelizzazione che consegna ai riempiti del Soffio di Dio: voi perdonerete..., con l'atto creativo del perdono che riapre il futuro, che tira fuori la farfalla dal bruco, dal verme che mi sembra o temo di essere.
Otto giorni dopo è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare. Li ha inviati per le strade, e li ritrova ancora in quella stanza chiusa.
Ma Gesù accompagna con delicatezza infinita la fede piccola dei suoi, con umanità suprema gestisce l'imperfezione delle vite di tutti. Non ci chiede di essere perfetti, ma di essere autentici; non di essere immacolati, ma di essere incamminati.
E si rivolge a Tommaso che lui aveva educato alla libertà interiore, a dissentire, che lui aveva fatto rigoroso e coraggioso, grande in umanità.
Invece di imporsi, si propone alle sue mani: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.
Gesù rispetta la sua fatica e i suoi dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del vivere. Lui non si scandalizza, si ripropone, anzi si espone con le sue ferite aperte.
La risurrezione non annulla la croce, non ha richiuso i fori dei chiodi, non ha rimarginato le labbra delle ferite. Croce e Pasqua sono un unico movimento, un'unica vicenda.
Perché la morte di croce non è un semplice incidente da superare, da annullare, è invece qualcosa che deve restare per l'eternità, gloria e vanto di Cristo: le sue piaghe sono il vertice dell'amore, le sue ferite sono diventate le feritoie della più grande bellezza della storia. (E.Ronchi)
Tutti
Non sono degno, Signore,
che tu entri nella mia casa.
Vedi bene che c'è del disordine.
Non è pronta ad accoglierti.
Avrei voluto per te un ambiente più ospitale
e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.
Sono impreparato e perciò ti confesso:
non son degno che tu entri!
Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta
con Zaccheo, tu dicessi anche a me:
«oggi devo fermarmi a casa tua».
Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.
Vedi, Signore: la porta è aperta,
ma la casa non è pronta!
Almeno così a me pare. E a te?
Rimaniamo, ad ogni modo,
a parlare un po' sull'uscio.
È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.
Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare
tante cose da te.
Quante vorrei udirne dalla tua bocca!
Ne ha bisogno il mio cuore ferito.
Parla, allora, Signore. Ti ascolto.
La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Pausa di Silenzio
Meditazione:
Preghiere spontanee:
Padre Nostro…
G. Tu vuoi, o Signore, che anch’io, come Giovanni, sia solidale con la Chiesa che vive tempi di difficoltà ed anche di persecuzione e vuoi che comunichi speranza vivendo interiormente l’esperienza dell’incontro con te, risorto da morte. Anch’io sono da te chiamato
a lasciarmi coinvolgere dall’esperienza pasquale per la quale tu sei per me il Primo e l’Ultimo, il padrone della vita e della morte, perché sei l’eterno Vivente. Schierandomi con te, Signore, nulla può farmi paura perché tu sei sempre il Vincente. Ho scelto di essere un cristiano pasquale, felice di essere una stella tenuta saldamente nelle tue mani e vicina ai candelabri del cielo. La Pasqua, che ogni Domenica celebro con i miei fratelli e con le mie sorelle, mi spinge per le strade del mondo a dare testimonianza che la vittoria è per coloro che vivono conservando candida la veste bianca del Battesimo. (A. Dini)
Tutti
Preghiera per le vocazioni sacerdotali
Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:
“manda operai nella messe”.
Nella nostra preghiera, però,
riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.
Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,
un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.
Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa chiediamo, Signore:
assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;
coloro, cioè, che, in tuo nome,
invitano, consigliano, accompagnano e guidano.
Siano le nostre parrocchie segni accoglienti
della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.
Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:
crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.
Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata
- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,
confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,
custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.
V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.