Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.
Adorazione Eucaristica
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
XXXIVª Domenica del T. o. “Anno A”
Cel. “O Padre, che hai posto il tuo Figlio come unico re e pastore di tutti gli uomini, per costruire nelle tormentate vicende della storia il tuo regno d'amore, alimenta in noi la certezza di fede, che un giorno, annientato anche l'ultimo nemico, la morte, egli ti consegnerà l'opera della sua redenzione, perché tu sia tutto in tutti”. (Colletta)
G. L’uomo moderno è un uomo sempre più conscio delle sue possibilità e del suo dominio sul mondo. Come far comprendere a quest’uomo che senza Gesù non può fare nulla? E in che senso e su che piano questo va inteso? A tali domande c’è un’unica risposta: i cristiani, che convivono con gli altri uomini, devono dare testimonianza dell’intimo legame che unisce concretamente la consistente verità delle realtà umane e la fede vivente in Gesù Cristo. Ubbidendo fino alla morte sulla croce, mettendo in pratica le beatitudini, entrando nella corrente universale dell’amore operoso il cristiano lavora direttamente a restituire le realtà create alla loro verità e alla loro consistenza di creature. La regalità di Cristo raggiunge direttamente le coscienze degli uomini e, per esse, si esercita su tutte le realtà create, rendendo l’uomo più libero di quanto lo era prima, meno gravato dal peccato e dalla schiavitù, più capace di esercitare rettamente sull’universo il dominio che egli detiene.
Cel. “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!”.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25, 31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore.
Pausa di Silenzio
G. Bisogna che il cristiano stesso cominci a percepire e ad approfondire l’intimo legame di cui si è parlato nel Vangelo. Su questo piano c’è tutta una educazione da rifare, perché numerosi cristiani oggi non vedono più a quale titolo Gesù Cristo intervenga nella loro vita, come la animi dall’interno con una carica di amore e di servizio. Quando questo sarà fatto, la testimonianza che i cristiani, che convivono con gli altri uomini, rendono a Gesù Cristo, riprenderà tutta la sua forza. Il cristiano apparirà al non cristiano come un uomo appassionato della verità dell’uomo, della sua integrale promozione; e riflettendo su questo forse il non cristiano scoprirà che il cristiano ha ricevuto da Gesù Cristo questa passione per l’uomo.
Dal Salmo 22: Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce. Rit.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. Rit.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.
Pausa di Silenzio
1L. Il vangelo ci mette di fronte a una drammatica e angosciosa scena di giudizio, a un Gesù adirato che proclama: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno [...] al supplizio eterno». Non è facile ispirarsi a queste immagini per capire cosa voglia dire attribuire a Cristo il titolo di «Re», come ci chiede di fare la celebrazione odierna.
2L. Cominciamo allora con il ricordarci che ogni volta che parliamo di Re e di Regno, indichiamo l’azione decisiva di Dio nella storia, quello che solo Dio può fare. Confessiamo questa verità nel Padre nostro, quando ogni giorno chiediamo: «Venga il tuo regno». Non il mio regno, ma il tuo regno.
1L. Se la venuta del Regno è oggetto di preghiera, vuol dire che è qualcosa che non compio io, ma che realizza Dio. Io lo posso solo attendere e con la preghiera affrettarne la venuta.
2L. Ogni volta che si parla di Regno, ci riferiamo poi alla sua azione nella storia, non solo quella di tutta l’umanità, ma anche la mia personale. Ora, la storia è dominata da un groviglio di passioni, di istinti ciechi, di potere e di dominio.
1L. Anche quando le persone sono animate dalle migliori intenzioni, possono poco o niente contro le strutture di peccato che reggono le sorti del mondo.
2L. I progressi sociali ed economici di alcuni gruppi o nazioni hanno sempre immensi retroscena di ingiustizia. Il prezzo del benessere dei Paesi occidentali è la condizione disumana di lavoro di milioni di persone dall’altra parte del globo.
1L. I progressi scientifici risvegliano il nostro istinto prometeico, ci danno l’illusione di poter essere noi stessi creatori di valori e artefici del nostro destino.
2L. La buona notizia di oggi, così difficile da accettare per l’orgoglio umano, è che il compimento della storia viene dal suo esterno, non è il risultato dell’azione umana, ma di quella del Padre nel Cristo suo figlio, per mezzo dello Spirito Santo.
1L. Solo questa azione di Dio riscatta la storia dalla sua dispersione e le dà unità. Solo il pastore raduna il suo gregge - come dice la prima lettura - e lo conduce al riposo: «Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce».
2L. Se ci chiediamo in che modo l’azione di Dio realizzi questi obiettivi, in che modo cambi la storia, siamo sorpresi però di constatare il contrasto tra la seconda lettura e il vangelo.
3L. Nella seconda lettura abbiamo l’immagine cosmica di Cristo che regna finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi e poi sottomette tutto al Padre.
4L. Nel vangelo, invece, siamo noi che diamo da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete, che accogliamo lo straniero, vestiamo chi è nudo, visitiamo chi è malato e chi è in prigione. Questo messaggio potrebbe scoraggiarci.
3L. Di fronte a tutte le sfide della storia e a tutte le ingiustizie del mondo; di fronte a tutti i problemi e purtroppo a volte anche agli scandali delle istituzioni di cui facciamo parte;
4L. Di fronte all’immenso bisogno di riforma nella società, nelle nostre istituzioni, nelle nostre comunità, di fronte a tutto questo non ci è chiesto di cambiare la storia, non ci sono proposti ambiziosi progetti di riforma, non ci si chiede di costruire il futuro, non ci si chiede di salvare il mondo.
3L. La sola cosa che ci è richiesta è quella di dare ora un bicchiere d’acqua al mio vicino, a chi mi sta a fianco, di vivere umilmente la missione che mi è affidata come una forma di dono di me stesso, per amore di Cristo, con tutta la generosità possibile.
4L. Il mondo ci rimprovererà forse di evadere in questo modo la nostra responsabilità, quando in realtà questa non è una fuga dalla storia, non è sintomo di un pessimismo, di disfattismo o di rassegnazione, ma è un modo di confessare che il Regno appartiene a Dio, alla sua azione:
3L. «A lui solo la gloria. A lui la potenza. A lui la signoria sulla storia».
4L. Noi possiamo lasciar venire questo Regno, non fargli ostacolo, e affrettarne la venuta servendo il prossimo, donandoci per amore di Cristo e pregandolo: «Maranatha - vieni Signore Gesù».
Tutti
Che tu sia benedetto, Signore Gesù, nostro re!
Sei tu il pastore che ci conduce alle sorgenti della vita,
ti prendi cura di coloro che si sono feriti lungo la via,
porti sulle spalle
coloro che non hanno più la forza di andare avanti.
Che tu sia benedetto, Signore Gesù, nostra guida.
Sei tu la parola che arriva al profondo
e dichiara dove si trova il male,
ma offre anche la medicina della misericordia
e del perdono, della speranza e dell’amore.
Che tu sia benedetto, Signore Gesù, re dell'universo!
Sei tu l’amico e il compagno dei piccoli e dei poveri,
che ti nascondi in ogni piccolo
e ci visiti in ogni bisognoso. Amen
Canto:
Pausa di Silenzio
5L. Una visione potente, drammatica, che noi chiamiamo il giudizio universale. Meglio ancora, è una scena che insegna la verità ultima dell’uomo. Che cosa resta della vita quando non resta più niente?
6L. Resta l’amore del prossimo, avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere, e tu mi hai aiutato. Sei passi di un percorso dove la sostanza della vita è sostanza di carità.
5L. Sei passi verso la terra come Dio la sogna; il settimo passo è la felicità del dare, lo star bene quando dai!
6L. «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
5L. Ciò che è straordinario in questo passo è che Gesù crea un legame così stretto con i suoi fino a identificarsi con loro. «L’avete fatto a me»:
6L. Gli occhi del povero sono gli occhi di Dio! E il povero, che per noi quasi sempre è un anonimo, qui ha il nome stesso di Dio.
5L. Gesù sta pronunciando una grandiosa dichiarazione d’amore per l’uomo: io vi amo così tanto, che se voi avete fame sono io che ne patisco i morsi, se voi siete malati sento nella mia carne la malattia, e se vi fanno del bene sono io, con tutte le mie fibre, a gioire.
6L. Questa è la cosa più importante da ricordare di questo Vangelo, da ricordare sempre.
5L. Se Gesù è così strettamente legato a noi da vivere la nostra vita dentro la nostra pelle, questo significa che non saremo mai soli nei nostri momenti di difficoltà.
6L. Perché i poveri non sono una categoria separata dell’umanità, poveri siamo tutti noi, povero è l’uomo: possiamo cadere nel bisogno in ogni momento, quando ci vengono a mancare forza, salute, denaro, amore.
7L. Tre cose incantano in questo Vangelo. La prima è che qui abbiamo un’idea veramente sconvolgente di Dio: Dio è colui che tende la mano perché ha bisogno.
8L. C’è da innamorarsi di questo Dio innamorato e bisognoso come tutti gli innamorati, un Dio che non cerca venerazione per sé ma per i suoi amati e che stabilisce la sua giustizia sulla base della felicità degli uomini.
7L. Questo è un Dio che non sa cosa farsene dei nostri sacrifici, ma che ha un enorme desiderio, quello di vederci tutti dissetati, saziati, vestiti, guariti, liberati. E fino a che ci sarà anche uno solo sofferente, lui non può essere soddisfatto.
8L. La seconda cosa bella è che gli archivi di Dio non sono pieni dei nostri peccati, come se lui li avesse raccolti e messi da parte per tirarli fuori contro di noi nell’ultimo giorno. Una volta perdonati, i peccati non esistono più, sono annullati, azzerati, scomparsi. Gli archivi di Dio non sono pieni di peccati, ma dei nostri gesti di bontà.
7L. E la terza cosa è questa: il giudizio di Dio è divinamente truccato, perché non guarderà a tutta la nostra vita, ma soltanto alle cose buone della nostra vita. L’argomento del giudizio non è il peccato, è il bene: questa è la grandezza della nostra fede, la grandezza del cuore di Dio.
8L. Poi però ci sono quelli condannati: «Dirà a quelli che saranno alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare”».
7L. Qual è la loro colpa? Non hanno fatto del male ai poveri, non li hanno minacciati, maltrattati, umiliati; semplicemente non hanno fatto nulla per loro.
8L. Sono quelli che dicono: non tocca a me, non mi riguarda, non sono fatti miei. Il giudizio altro non fa che ratificare la loro scelta di vita: «lontano da me», perché siete stati lontani da me quando ero nei poveri.
7L. Prima ancora di decidere le mie azioni, davanti a questo Dio io mi incanto, lo accolgo, lo faccio entrare in me, diventa mio. È la mia energia vitale.
8L. Le azioni allora verranno di conseguenza, e quando uno straniero busserà alla mia porta, quando per strada incontrerò un barbone, non mi sentirò diverso da loro, perché vedrò in loro e in me lo stesso Dio povero che tende la mano.
Tutti
Non sono degno, Signore,
che tu entri nella mia casa.
Vedi bene che c'è del disordine.
Non è pronta ad accoglierti.
Avrei voluto per te un ambiente più ospitale
e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.
Sono impreparato e perciò ti confesso:
non son degno che tu entri!
Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta
con Zaccheo, tu dicessi anche a me:
«oggi devo fermarmi a casa tua».
Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.
Vedi, Signore: la porta è aperta,
ma la casa non è pronta!
Almeno così a me pare. E a te?
Rimaniamo, ad ogni modo,
a parlare un po' sull'uscio.
È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.
Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare
tante cose da te.
Quante vorrei udirne dalla tua bocca!
Ne ha bisogno il mio cuore ferito.
Parla, allora, Signore. Ti ascolto.
La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione
Preghiere spontanee
Padre Nostro
G. O Gesù, mio Re e mio tutto, ti amo, ti adoro, ti proclamo mio Signore e mio Dio. Vorrei dirtelo con forza ogni momento, ma spesso lo ripeto con voce flebile perché so che la mia vita smentisce le mie parole. Purtroppo ho fatto l’esperienza che con te spesso sono bugiardo, talvolta per rispetto umano, talvolta per debolezza o per orgoglio. Perdonami, Signore Gesù, e aiutami. Aiutami a proclamare la tua regalità più con le opere che con le parole; più servendoti nei bisognosi che nei templi di pietra; più amandoti in umiltà che proclamandoti con ostentazione. Questa è la regalità che tu ami e intanto voglio vivere in attesa di vedere il tuo volto, e per essere in eterno con te.
Tutti
Preghiera per le vocazioni sacerdotali
Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:
“manda operai nella messe”.
Nella nostra preghiera, però,
riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.
Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,
un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.
Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa chiediamo, Signore:
assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;
coloro, cioè, che, in tuo nome,
invitano, consigliano, accompagnano e guidano.
Siano le nostre parrocchie segni accoglienti
della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.
Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:
crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.
Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata
- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,
confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,
custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.
V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.
Donaci, o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.