Adorazione Eucaristica

Domenica di Pentecoste - Anno “B” -

 

SAC. “O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.” (Colletta)

 

G. Giunge finalmente il cinquantesimo giorno! La pienezza della Pasqua, il dono dello Spirito ha colmato il Corpo risorto di Gesù così che egli, alitando, lo può effondere sulla Chiesa, come per una nuova creazione, per la remissione dei peccati, per trarre fuori tutti dalla morte. La vita cristiana è vita “nello” Spirito di Dio. La spiritualità cristiana non è qualcosa di vago che determina un benessere fisico o psichico passeggero, ma è esperienza dello Spirito che Dio ci ha donato attraverso Gesù. La Pentecoste ha, dunque, una sua perenne attualità. Non solo perché non c'è assemblea liturgica in cui lo Spirito Santo non sia presente: non solo nell'ascolto della Parola e nell'esperienza dei Sacramenti, ma in qualunque momento della sua vita il cristiano è e rimane “battezzato”, cioè immerso, nello Spirito Santo. La Pentecoste, dunque, ci invita a riflettere sulla dignità che scaturisce per noi da questa presenza.

 

Sequenza (Tutti)


Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.


Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

 

+  Dal Vangelo secondo Giovanni: (Gv 15,26-27; 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.

 

Pausa di Silenzio

 

G. A Pentecoste la Chiesa appare come segno e strumento di unità di tutto il genere umano, ma questo è possibile solo se essa rimane autonoma da ogni Stato e da ogni cultura particolare. Lo Spirito rende fusi ma non confusi, distinti ma non distanti, uguali ma diversi, differenti ma uniti. Contro l’emergente ‘sindrome del campanile’ va riscoperto il carisma della sintesi tipico del ministero del Papa, del Vescovo e del parroco: il maestro del coro che aiuta la comunità ad eseguire lo spartito del Vangelo e a cantare con voci diverse, ma all’unisono, con un solo cuore e un solo Spirito. Lo Spirito, infatti, consuma le scorie che corrompono ogni battezzato e lo ostacolano nelle sue relazioni, facendone emergere la parte migliore.

Tutti

 

Dal Salmo 103: Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.


Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature. Rit.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. Rit.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. Rit.

Pausa di Silenzio

Nel cuore della pagina evangelica odierna Gesù afferma: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Gesù ci dice che le sue parole pesano.

Come può il vangelo, cioè la «buona novella», la «gioiosa notizia» pesare? Come è possibile che pesino su di noi delle parole che ci svelano l’amore di Dio e il suo disegno di salvezza? Come possono pesarci delle parole che ci guariscono, ci consolano, ci incoraggiano, ci edificano?

Possiamo interpretare questa contraddizione apparente in due modi. Da una parte, le parole di Gesù sono pesanti perché il nostro cuore è lento a credere, è mormoratore.

Nel Vangelo di Giovanni è detto che i giudei si misero a mormorare contro Gesù, perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». Si trattava di una parola difficile della quale non potevano portare il peso.

Ma invece di lasciarsi interrogare da essa i discepoli rispondono con il mormorio, con la disapprovazione nascosta, quella che non avendo il coraggio di manifestarsi apertamente abbassa la voce, bisbiglia per insinuare il dubbio, crea progressivamente nell’ombra un fronte di opposizione per assicurarsi di essere letale nel momento in cui esce alla luce del giorno.

In questo caso la parola pesa perché le resistiamo, perché ci opponiamo ad essa. È come quando qualcuno ci lancia una palla: se siamo pronti ad accoglierla e all’impatto ne sposiamo il movimento, la presa è agevole e indolore; se invece non siamo pronti o le resistiamo, l’impatto è violento e la palla ci sfugge di mano. Quindi le parole di Gesù possono pesare perché incontrano una resistenza, un’opposizione nel nostro cuore.

Ma le parole di Gesù possono pesare anche in se stesse, indipendentemente dalla nostra ricezione. O, piuttosto, possono pesare fin a che restano «lettera che uccide» invece di «Spirito che dà vita». Non basta capirle con l’intelligenza, non basta volerle accogliere con il cuore.

Queste parole scritte o predicate, per quanto giuste, per quanto potenzialmente vivificanti, restano legge, restano lettera che può uccidere fino a che non sono illuminate dallo Spirito, fino a che la luce divina non ci introduce nel loro vero significato, che tutta la tradizione della Chiesa ha chiamato il «senso spirituale della Parola».

Occorre aggiungere che da questo punto di vista il problema spesso non è nei destinatari della Parola ma in coloro che sono incaricati di annunciarla. Vi è un modo di annunciare la Parola che ne neutralizza il potere vivificante e liberante, che la deforma presentandola come lettera che uccide.

Qual è allora il segreto che permette di passare dalla lettera che uccide allo Spirito che dà la vita? Dice ancora Gesù nel vangelo di oggi: «Quando verrà lui, lo spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso».

Tocchiamo qui uno dei segreti più importanti della vita cristiana, dell’annuncio autentico del vangelo. Le parole di Gesù cessano di essere pesanti, le esigenze del vangelo cessano di essere opprimenti solo quando si passa dalla «lettera che uccide - come dice Paolo – allo Spirito che dà la vita» .

Le parole di Gesù ci danno vita solo quando è lo Spirito che le proferisce, poiché lui solo sa parlare ai nostri cuori nel modo giusto, lui solo ci fa ricevere queste parole non dal di fuori, ma dal di dentro.

Solo lo Spirito ha il potere di introdurre nella verità. Lui solo ha il potere di farci percepire la verità, non come qualcosa che opprime, ma che libera, non come qualcosa che ci limita, ma che ci fa respirare, ci fa vivere.

Che cosa ha di particolare dunque lo Spirito per poter operare questo miracolo? Che cosa gli permette di far rifiorire i rami secchi, di ridare vita dove c’è morte, di farci amare questa volontà di Dio di cui siamo tentati di avere paura?

Il vangelo ci svela uno dei segreti di questa misteriosa efficacia dello Spirito. Ci dice: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché - e questo è il dettaglio fondamentale - non parlerà da se stesso».

Quindi lo Spirito della verità ci guida a tutta la verità perché non parla da se stesso. Questo «non parlare da se stesso» dello Spirito, è la spiegazione. Siamo in presenza del grande mistero della vita di Dio, della vita della Trinità, dove il Figlio fa e dice solo quello che vede fare al Padre.

Il Figlio per primo non parla da se stesso. E lo Spirito Santo a sua volta dice solo quello che si riferisce a Gesù, è totalmente relativo a Gesù. Né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito, nella vita trinitaria, si attribuiscono gelosamente qualcosa, ma donano tutti se stessi l’uno all’altro, ricevono tutto l’uno dall’altro come un dono.

Lo Spirito Santo non parla da se stesso, dunque, ma parla a partire da Cristo, parla per Cristo; non vuole condurre l’uomo a se stesso, ma a Cristo, perché Cristo a sua volta lo conduca al Padre.

Questa frase ci svela dunque il segreto fondamentale di questa fecondità della vita di Dio che ci raggiunge e ci trasforma. Essa risiede in questa generosità senza limiti, in questa dipendenza reciproca, in questo dono, in questa gratuità.

Per essere servitori non di una lettera che pesa, che soffoca, che uccide, ma di uno Spirito che vivifica, trasforma, cambia i cuori – per essere servitori di uno Spirito che fa amare la volontà del Padre, dobbiamo imitare lo Spirito. Dobbiamo - come dice Paolo nella Lettera ai Galati - «camminare secondo lo Spirito», parlare nello Spirito.

Paolo, nella Seconda lettera ai Corinzi, ha una frase che fa eco a questa pagina del vangelo: «Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non nella lettera, ma nello Spirito, perché la lettera uccide e lo Spirito invece dà la vita».

C’è un parallelo interessante tra quello che dice Paolo di chi predica e quello che Gesù afferma dello Spirito. Paolo dice: «Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi» e Gesù afferma: «Lo Spirito non parlerà da se stesso».

Per essere ministri dello Spirito, dobbiamo riconoscere che la nostra capacità proviene da Dio, dobbiamo voler condurre le persone non a noi stessi, ma a Dio, non volere che le persone seguano noi, ma che seguano Dio, che amino lui e che aderiscano a lui.

C’è qualcosa in questa gratuità, in questa libertà, in questa generosità, in questa umiltà che è il solo vero segreto della fecondità dell’annuncio del vangelo e che lo rende autenticamente strumento dell’azione di Dio.

Le parole di Gesù cessano di pesarci quando ci apriamo a questa gratuità dello Spirito; quando accogliamo questa fonte di acqua viva che sgorga nel nostro cuore ed entriamo in questa stessa dinamica.

Allora finalmente camminiamo secondo lo Spirito, non riferendo più nulla a noi stessi ma tutto al Padre, non parlando più da noi stessi, ma facendoci eco delle parole di Gesù, entrando così piano piano nella sua verità. (L.Gioia)

 

Tutti

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

perché la Parola del tuo Amore

si è fatta corpo donato sulla Croce,

ed è viva per noi nel sacramento

della Santa Eucaristia.

Fa’ che l’incontro con Te

Nel Mistero silenzioso della Tua presenza,

entri nella profondità dei nostri cuori

e brilli nei nostri occhi

perché siano trasparenza della Tua carità.

Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia

continui ad ardere nella nostra vita

e diventi per noi santità, onestà, generosità,

attenzione premurosa ai più deboli.

Rendici amabili con tutti,

capaci di amicizia vera e sincera

perché molti siano attratti a camminare verso di Te.

Venga il Tuo regno,

e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

  Canto:

Pausa di Silenzio

 

Pentecoste, festa dello Spirito Santo: “il grande sconosciuto” lo chiamava Paolo VI. Non ne sappiamo parlare, e allora chiediamo aiuto alla Sacra Scrittura e al suo linguaggio fatto di simboli. Il primo dei simboli è una casa: un gruppo di uomini e donne dentro una casa qualunque.

La casa è simbolo di me, della mia interiorità, la dove avviene l’incontro vitale.

E dice qualcosa di molto bello sullo Spirito Santo: che lui non ha luoghi privilegiati, riservati; esclusivi, ma ogni casa è la sua casa.

Il racconto degli Atti degli Apostoli propone altri tre simboli: il vento, il fuoco e poi la parola.

Il vento che scuote la casa, che la riempie e passa oltre, che è una ventata di dinamismo e di liberta. Che porta pollini di primavera e disperde la polvere. Che porta fecondità e che smuove le cose immobili.

Ed ecco gli apostoli che lasciano la casa, che affrontano la città che uccide i profeti, e la gente è stupita, perche hanno parole e gesti che pongono domande vere, profonde. Questa è l’opera dello Spirito Santo: apre respiri e orizzonti.

Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini della tua piccola casa, lui spalanca finestre, ti apre davanti il mondo. Lo Spirito ci fa pensare in grande: là dove questa tua vita finisce comincia la vita infinita. Tu confini con Dio.

“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà alla verità intera”. Un Gesù che non ha la pretesa di dire tutto, che ha l’umiltà di dire la verità è davanti, la verità è un percorso, è un divenire.

E che mi trasmette la gioia di sentire che appartengo a un progetto aperto, non a un sistema chiuso, già definito. Perché in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga, sotto il soffio e la guida dello Spirito.

Poi il simbolo del fuoco. Lo Spirito tiene acceso qualcosa in noi anche nei giorni più spenti, accende fiammelle d’amore, sorrisi, capacita di perdonare; e poi la cosa più semplice: la voglia di amare la vita, la voglia di vivere.

I due discepoli di Emmaus ne fanno l’esperienza: “Non ci bruciava forse il cuore per via mentre ci spiegava le Scritture?”. Lo Spirito è il bruciore del cuore lungo la nostra strada.

Noi nasciamo accesi, i bambini - li vediamo - sono accesi, poi i colpi duri della vita possono spegnerci.

Ma noi possiamo sempre attingere a un fuoco che non viene meno, allo Spirito che è l’accensione del cuore, la nostra giovinezza.

Tante volte, quando leggo o ascolto il Vangelo, quelle parole scivolano via, mi sembra di averle già sentite tante volte, non incidono. Poi improvvisamente, un giorno, una parola si accende, palpita, mi interpella, mi tocca, mi pare di sentirla per la prima volta.

Questa e l’azione dello Spirito Santo: la parola di Dio mi raggiunge come una lettera scritta per me, contemporanea ai miei sogni, ai miei dubbi, ai miei problemi.

Dice l’angelo a Maria: “Verrà lo Spirito e porterà dentro di te il Verbo”. Gesù dice ai suoi discepoli: “Verrà lo Spirito e vi riporterà al cuore le mie parole”.

Oggi chiediamo questo allo Spirito: tieni acceso in noi l’amore, l’amore che scalda e che non ha paura; crea in noi luce, sapienza del cuore, quella che sommuove e riscalda le profondità della vita; portaci il dono favoloso di un cuore acceso, che sia vento di liberta che soffia nelle vele della piccola barca del cuore. (E.Ronchi)

 

Tutti

Non sono degno, Signore,

che tu entri nella mia casa.

Vedi bene che c'è del disordine.

Non è pronta ad accoglierti.

Avrei voluto per te un ambiente più ospitale

e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.

Sono impreparato e perciò ti confesso:

non son degno che tu entri!

Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta

con Zaccheo, tu dicessi anche a me:

«oggi devo fermarmi a casa tua».

Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.

Vedi, Signore: la porta è aperta,

ma la casa non è pronta!

Almeno così a me pare. E a te?

Rimaniamo, ad ogni modo,

a parlare un po' sull'uscio.

È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.

Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare

tante cose da te.

Quante vorrei udirne dalla tua bocca!

Ne ha bisogno il mio cuore ferito.

Parla, allora, Signore. Ti ascolto.

La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.

( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Pausa di Silenzio

Canto:

Meditazione

Preghiere spontanee

Padre Nostro

 

G. Vieni, Spirito santo, e irrompi come un vento impetuoso nelle nostre Comunità ingessate: vieni a sconvolgere e ravvivare le nostre liturgie troppo rigide, i nostri consigli pastorali troppo convenzionali, le nostre catechesi troppo dotte. Vieni a portare vita ed energia in queste nostre comunità tanto ordinate e troppo polverose, troppo ammuffite. Vieni, Spirito santo, e avanza come un fuoco ardente. Brucia tutto ciò che ci impedisce di seguire il vangelo di Gesù, brucia ogni nostro atteggiamento meschino, brucia ogni carico inutile, brucia ogni paura e ogni gelosia. Infiamma il nostro cuore, accendilo di un amore ardente, di un coraggio a tutta prova, di una generosità senza limiti, di una misericordia inesauribile. Vieni, Spirito santo, e insegnaci a parlare l'unico linguaggio che tutti possono facilmente intendere: il linguaggio dell'amore, della salvezza, del perdono. Liberaci da tutto ciò che complica, indebolisce e annienta le nostre parole. Donaci di portare a tutti il lieto annuncio con parole cariche di bontà e di rispetto.

 

 

Tutti

Preghiera per le vocazioni sacerdotali

Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:

“manda operai nella messe”. Nella nostra preghiera, però,

riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:

mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,

aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.

Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,

un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.

Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.

Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;

soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.

Siano apostoli appassionati del tuo Regno,

ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.

Un’altra cosa chiediamo, Signore:

assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;

coloro, cioè, che, in tuo nome,

invitano, consigliano, accompagnano e guidano.

Siano le nostre parrocchie segni accoglienti

della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.

Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:

crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.

Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata

- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,

confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,

custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.

All’intercessione della tua Santa Madre,

affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni

le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

(+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Canto: Tantum Ergo


Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio.


 

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

R Che porta con sé ogni dolcezza.

Guarda, o Padre, al tuo popolo, che professa la sua fede in Gesù Cristo,
nato da Maria Vergine, crocifisso e risorto, presente in questo santo sacramento e fa' che attinga da questa sorgente di ogni grazia frutti di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. 

Al termine: Acclamazioni:

Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.


 

 

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