Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.
Adorazione Eucaristica
IVª Domenica di Quaresima “Anno C”
Cel. “O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.”. (Colletta)
G. Un grido di gioia apre questa Domenica: “Rallegratevi, esultate, gioite”: Gioia e letizia perché la salvezza è vicina, perché nonostante i ripetuti tradimenti, Dio non abbandona il suo popolo. La Quarta Domenica di Quaresima segna il “centro” del cammino penitenziale in preparazione alla Pasqua; la tradizione della Chiesa l’ha denominata “Laetare”, dalla prima parola latina dell’antifona d'ingresso, che è un invito alla gioia.
Cel. “Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.
+ Dal Vangelo secondo Luca: (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore.
Pausa di Silenzio
G. La straordinaria bellezza della parabola evangelica del Padre misericordioso attira oggi tutta l’attenzione. Al centro sta il padre “disarmato e disarmante”, mediante il quale Gesù ci trasmette una limpida immagine di come egli pensi Dio, il Padre, e di come vuole che noi lo pensiamo. Ma non dobbiamo trascurare che c’è una seconda figura, quella del figlio e fratello maggiore, che rappresenta il punto di confronto della parabola, il luogo dove andar a cercare il cuore del messaggio che Gesù vuole trasmettere. Dio è un Padre misericordioso, ma proprio per questo vuole che siamo fratelli misericordiosi tra di noi.
Tutti
Dal Salmo 33: Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. Rit.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. Rit.
Pausa di Silenzio
Poche altre pagine della Scrittura offrono una così vivida rappresentazione dell'amore del Padre: Il Padre è colui che dona quello che ha, che vede da lontano, che ha compassione, che corre incontro, che si getta al collo e bacia, che ordina di far festa, che esce per supplicare. È un Padre che non si dà pace, che costantemente va incontro, esce, si dona, non si rassegna.
Una tale rappresentazione di Dio è agli antipodi di tutte quelle che potremmo concepire da soli. Ci troviamo di fronte all'inconcepibile: cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo.
In contrasto con l'apertura del Padre, vi è la chiusura dei due figli. Il primo chiede la sua parte di eredità e quando il Padre gliela concede, la raccoglie, in un gesto che visualmente chiude le braccia in un cerchio che crea una separazione, rivendica uno spazio proprio dal quale il Padre è precluso.
Anche per questo figlio vale ciò che il Padre dice all'altro, tutto quello che è mio è tuo. Al primo figlio però pesa il sapersi dipendente dal Padre. Vuole la sua autonomia e tale esigenza sarebbe legittima se non si trasformasse in separazione dal Padre.
Quando il Signore crea il primo uomo e la prima donna, li costituisce re e sacerdoti di tutto il creato, a loro dà la dominazione, il privilegio di conferire un nome a tutti gli essere viventi. Si riserva solo la gioia di venire a passeggiare nel giardino che ha donato all'uomo e alla donna per intrattenersi con loro.
Non nega loro la legittima autonomia dei figli di Dio, ma cerca di educarli a viverla nella verità, nell'azione di grazie, nella responsabilità.
Anche il Padre della parabola di Luca costituisce i suoi figli amministratori di tutti i suoi averi.
Quando riaccoglie il figlio che era partito lontano, gli attribuisce i segni della piena autorità su tutti i suoi beni: i sandali ai piedi, la tunica ornata e soprattutto l'anello, il sigillo cioè con il quale si è autorizzati a disporre di tutti i beni della casa. La sua gioia consiste nel saperli in vita, felici. Non è un padre tirannico, possessivo, sospettoso.
Quando il primo figlio chiede la sua parte e decide di partire, il Padre acconsente, non cerca di frenarlo. Il solo legame con il quale vuole tenere i figli legati a lui è quello dell'amore, della libera adesione, della gioiosa condivisione.
Occorre saper leggere tra le righe di questa pagina di Luca per capire fino a che punto un tale amore sia riuscito a trionfare della distanza, della colpevolezza, della vergogna e del rimorso del figlio e gli abbia permesso di riprendere la strada del ritorno.
Quando infatti il Figlio si ritrova nel bisogno e per la prima volta rientra in sé, immediatamente vi ritrova la sicurezza di poter sempre essere accolto in casa di suo Padre: Andrò da mio Padre e gli dirò: Padre ho peccato.
Visualmente, lo stesso insegnamento lo si indovina nella frase centrale di questa parabola: Quando era ancora lontano, suo padre lo vide... Il Figlio si era allontanato dal Padre, ma il Padre non aveva mai perso di vista il Figlio.
Il Padre sapeva che l'amore che accetta il distacco e attende è più potente di quello che cerca di prevenire e che, anche a fin di bene, ostacola la libertà dell'altro.
Da quando il figlio era partito, il Padre si era stabilito sulla terrazza di casa e mai aveva cessato di scrutare l'orizzonte nella direzione verso la quale il figlio si era allontanato.
Io insegnai a Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia; ma essi non hanno riconosciuto che io cercavo di guarirli. Io li attiravo... con legami d'amore.
Non esiste luogo dove sfuggire a questo amore. Esso ci raggiunge ovunque continuamente ci perdiamo o ci disperdiamo.
Basta rientrare in noi stessi per ritrovarlo nel nostro cuore, per sentirlo, per sperimentarlo ed allora basta arrenderci ad esso, riconsegnarci ad esso e da esso lasciarci ricondurre alla casa del Padre: lasciatevi riconciliare con Dio! (dom. L.Gioia)
Tutti
Signore, Dio nostro, il gesto dell'Eucaristia
ci assicura che qualche cosa di grande,
il ritrovare cioè la profondità del tuo amore di padre,
può ancora e sempre accadere nella nostra vita,
e che tu sei sempre pronto a imbandire una mensa festosa
anche per i nostri timidi ritorni.
Aiutaci a non deludere le tue pazienti attese
e liberaci dalla fedeltà stanca e accigliata
del fratello maggiore, che non capisce
e non sa godere del tuo amore.
Canto:
Pausa di Silenzio
Un padre aveva due figli. Ogni volta questo inizio, semplicissimo e favoloso, mi affascina, come se qualcosa di importante stesse di nuovo per accadere.
Nessuna pagina al mondo raggiunge come questa la struttura stessa del nostro vivere con Dio, con noi stessi, con gli altri. L'obiettivo di questa parabola è precisamente quello di farci cambiare l'opinione che nutriamo su Dio.
Io voglio bene al prodigo. Il prodigo è legione ed è storia. Storia di umanità ferita eppure incamminata. Felix culpa che gli ha permesso di conoscere più a fondo il cuore del Padre.
Se ne va, un giorno, il più giovane, in cerca di se stesso, in cerca di felicità. La casa non gli basta, il padre e il fratello non gli bastano.
E forse la sua ribellione non è che un preludio ad una dichiarazione d'amore. Quante volte i ribelli in realtà sono solo dei richiedenti amore.
Cerca la felicità nelle cose, ma si accorge che le cose hanno un fondo e che il fondo delle cose è vuoto.
Il prodigo si ritrova un giorno a pascolare i porci: il libero ribelle è diventato un servo, a disputarsi il cibo con le bestie.
Allora ritorna in sé, dice il racconto, chiamato da un sogno di pane (la casa di mio padre profuma di pane...).
Ci sono persone nel mondo con così tanta fame che per loro Dio non può avere che la forma di un Pane (Gandhi).
Non torna per amore, torna per fame. Non torna perché pentito, ma perché ha paura e sente la morte addosso.
Ma a Dio non importa il motivo per cui ci mettiamo in viaggio. È sufficiente che compiamo un primo passo.
L'uomo cammina, Dio corre. L'uomo si avvia, Dio è già arrivato. Infatti: il padre, vistolo di lontano, gli corse incontro...
E lo perdona prima ancora che apra bocca, di un amore che previene il pentimento. Il tempo della misericordia è l'anticipo.
Si era preparato delle scuse, il ragazzo, continuando a non capire niente di suo padre. Niente di Dio, che perdona non con un decreto, ma con una carezza (papa Francesco).
Con un abbraccio, con una festa. Senza guardare più al passato, senza rivangare ciò che è stato, ma creando e proclamando un futuro nuovo.
Dove il mondo dice "perduto", Dio dice "ritrovato"; dove il mondo dice "finito", Dio dice "rinato".
E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti. Il Padre infine esce a pregare il figlio maggiore, alle prese con l'infelicità che deriva da un cuore non sincero, un cuore di servo e non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa se ci sia riuscito.
Un padre che non è giusto, è di più: è amore, esclusivamente amore.
Allora Dio è così? Così eccessivo, così tanto, così esagerato? Sì, il Dio in cui crediamo è così. Immensa rivelazione per cui Gesù darà la sua vita. (E.Ronchi)
Tutti
Non sono degno, Signore,
che tu entri nella mia casa.
Vedi bene che c'è del disordine.
Non è pronta ad accoglierti.
Avrei voluto per te un ambiente più ospitale
e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.
Sono impreparato e perciò ti confesso:
non son degno che tu entri!
Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta
con Zaccheo, tu dicessi anche a me:
«oggi devo fermarmi a casa tua».
Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.
Vedi, Signore: la porta è aperta,
ma la casa non è pronta!
Almeno così a me pare. E a te?
Rimaniamo, ad ogni modo,
a parlare un po' sull'uscio.
È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.
Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare
tante cose da te.
Quante vorrei udirne dalla tua bocca!
Ne ha bisogno il mio cuore ferito.
Parla, allora, Signore. Ti ascolto.
La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.
( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione
Preghiere spontanee
Padre Nostro
G. Nonostante la faccia di persona perbene, oggi, per la tua Parola,
Dio dell’amore e della misericordia, mi sento arrossato dalla vergogna. Come il figlio maggiore spesso mi arrabbio con te perché anziché fulminare chi si rotola nel marciume e chi compie azioni abominevoli, stavi ad aspettare con pazienza il giorno della loro conversione. Io, invece, penso che se morissero tutti si starebbe meglio tutti. Sì: sto proprio sbagliando. Dopo tutto anch’io, domani,
potrei essere come sono loro oggi. Ho capito, Signore, che la notte si sconfigge facendo nascere il sole e non maledicendola. Ho capito che più uno è lontano da te più lo porti nel cuore perché sei un Dio che, pur senza dimenticare le pecore buone, stai sveglio ad aspettare quelle scapestrate che se ne sono andate lontano. Mi sto anche dicendo che se c’è tanto male nel mondo forse è anche colpa mia perché la mia è una bontà “pelosa”, fondata sull’egoismo. Perdona anche me, Signore. (A. Dini)
Tutti
Preghiera per le vocazioni sacerdotali
Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:
“manda operai nella messe”.
Nella nostra preghiera, però,
riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.
Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,
un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.
Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa chiediamo, Signore:
assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;
coloro, cioè, che, in tuo nome,
invitano, consigliano, accompagnano e guidano.
Siano le nostre parrocchie segni accoglienti
della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.
Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:
crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.
Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata
- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,
confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,
custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.
(+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano)
Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.
V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.
Concedi, O Dio Padre, ai tuoi fedeli di innalzare un canto di lode
all' Agnello immolato per noi e nascosto in questo santo mistero, e fa' che un giorno possiamo contemplarlo nello splendore della tua gloria.
Per Cristo nostro Signore.
Amen
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.