Adorazione Eucaristica

XVIª Domenica del Tempo Ordinario Anno “B”

 

SAC. “Dona ancora, o Padre, alla tua Chiesa,

convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna.” (Colletta)

 

 

 

G. Nella Liturgia odierna scrutiamo il Cuore di Gesù che ha compassione delle folle che cercano lui e i suoi discepoli: esse sono stanche e sfinite come pecore senza pastore e allora, Dio stesso si fa pastore in Gesù e si prende cura di loro. Qual è il modo con cui Dio, ieri come oggi, si prende cura delle folle? La Scrittura dice: «...si mise ad insegnare loro molte cose». La sua Parola consola, illumina, libera e salva! L’uomo è una realtà complessa che presenta diverse esigenze: accanto ai bisogni primari quali il mangiare e il dormire, se ne pongono altri, altrettanto vitali. Se il corpo ha fame, anche lo spirito e l’intelletto hanno bisogno di nutrimento. L’armonia e l’equilibrio della nostra persona dipenderanno in buona parte dal corretto alimento che sapremo dare a tutta la nostra persona.

 

SAC. “Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.”

+  Dal Vangelo secondo Marco: (Mc 6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.

 

Pausa di Silenzio

 

G. L'immagine del pastore che si prende cura delle pecore a lui affidate è frequente nella Bibbia per esprimere la sollecitudine di Dio nei confronti del suo popolo. Allo stesso tempo la sollecitudine di Dio è il modello a cui sono richiamate le guide del popolo, soprattutto nelle parole dei profeti. L'immagine richiama atteggiamenti di fiducia, sicurezza, attenzione, dono. Gesù si presenta come il pastore annunciato. In lui Dio rivela in modo definitivo il suo volto di Padre-pastore, che procura, a chi a lui si affida, cibo, sicurezza e salvezza.

 

Tutti

 

Dal Salmo 22: Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

Pausa di Silenzio

«Sceso dalla barca Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».

Dio realizza in Gesù la sua promessa di occuparsi personalmente del suo gregge. Al tempo stesso, però, chiama dei discepoli e chiede loro di pascere le sue pecore, come dice a Pietro: «Pasci le mie pecore».

Gesù per tre volte chiede all’apostolo Pietro: «Mi ami tu?». Solo dopo aver risposto affermativamente per tre volte, Pietro si vede affidare il ministero pastorale: «Pasci i miei agnelli».

La capacità dei discepoli di pascolare il gregge nel modo che piace a Dio, che corrisponde al ministero e alla missione affidati da Dio, dipende interamente da questo: amare Gesù. Ogni volta che questa relazione scema, il ministero pastorale svigorisce.

Al tempo stesso, per il Nuovo Testamento la riuscita del ministero pastorale dipende interamente dalla consapevolezza che solo Gesù è il

vero pastore del suo gregge.

Va notato, per esempio, come Gesù dica a Pietro: «Pasci le mie pecore». Nel momento nel quale costituisce Pietro pastore, Gesù gli ricorda che le pecore restano sue, le mie pecore, e che il ruolo ministeriale è accessorio, inutile - «Siamo servi inutili» - senza un riferimento costante alla sua presenza e alla sua azione.

Quando, alla fine del Vangelo di Matteo, Gesù invia i suoi discepoli, promette loro: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

La presenza, l’azione, la fecondità del ministero pastorale dipendono interamente dall’azione dello Spirito di Gesù e dalla relazione che i pastori intrattengono con lui.

Il ministero pastorale richiede il contributo di tutti i cristiani. A ognuno di noi infatti Gesù afferma: «La messe è grande e pochi sono gli operai. Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe».

Si tende a credere che ci sia oggi una crisi vocazionale e per molti versi ciò è vero. Ogni vocazione, però, resta un dono oggi come lo è sempre stato nel corso di tutta la storia della Chiesa.

Ci sono contesti sociologici innegabilmente più favorevoli allo sbocciare di una vocazione ministeriale, ma in fin dei conti essa resta il risultato di una grazia che il Signore accorda prima di tutto in risposta alla nostra preghiera.

Il vangelo dunque ci dipinge la compassione di Gesù per il suo gregge e l’inadeguatezza dei pastori, ma nello stesso tempo ci annuncia la volontà di Dio di continuare a servirsi di essi per condurre la sua Chiesa.

Questo dovrebbe condurci a rinnovare la nostra fede, a uscire dal torpore spirituale e ad avere il coraggio di pregare con perseveranza perché il Signore continui a chiamare dei pastori.

Pastori secondo il suo cuore, che sappiano cioè pascolare il gregge attingendo a una relazione autentica con lui e che siano un’icona della sua presenza in mezzo al suo popolo. (L.Gioia)

 

Tutti

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

perché la Parola del tuo Amore

si è fatta corpo donato sulla Croce,

ed è viva per noi nel sacramento

della Santa Eucaristia.

Fa’ che l’incontro con Te

Nel Mistero silenzioso della Tua presenza,

entri nella profondità dei nostri cuori

e brilli nei nostri occhi

perché siano trasparenza della Tua carità.

Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia

continui ad ardere nella nostra vita

e diventi per noi santità, onestà, generosità,

attenzione premurosa ai più deboli.

Rendici amabili con tutti,

capaci di amicizia vera e sincera

perché molti siano attratti a camminare verso di Te.

Venga il Tuo regno,

e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

  

Canto:

Pausa di Silenzio

 

«Gesù ebbe compassione di loro». Prendiamo questa parola, bella come un miracolo, come filo conduttore: la compassione. Lo sguardo di Gesù va a cogliere la stanchezza, gli smarrimenti, la fatica di vivere.

E si commuove. Si commuove per te, come ha fatto per i discepoli. Gesù prova nei loro confronti una tenerezza come di madre.

C’era così tanta gente che non avevano neanche il tempo di mangiare.

E Gesù disse: «Andiamo via e riposatevi un po’».

Non chiede di andare a pregare, di fare chissà cosa. Semplicemente un po’ di tempo tutto per loro. È  un gesto d’amore.

Per Gesù viene sempre, prima di tutto, la persona. Più dei tuoi successi, della tua pagella, dei risultati del tuo lavoro, mi importa come stai; più di ciò che fai, mi interessa davvero ciò che sei.

Gesù non vuole spremere fino in fondo i suoi discepoli, come dei limoni. Semplicemente perché vuole loro bene e li vuole felici come tutti gli altri.

E anche tu non sentirti in colpa se qualche volta hai bisogno di riposo e di attenzioni. C’è un tempo per agire e un tempo per ritemprare le forze.

Diceva sant’Ambrogio: «se vuoi far bene tutte le cose, ogni tanto smetti di farle».

Ci insegna un sano atto di umiltà: noi non siamo dei “supermen”, le nostre vite sono fragili, delicate, le nostre energie limitate. E il riposo è la loro salvezza.

«Venite in disparte con me», dice Gesù. Stare con Dio per imparare il cuore di Dio. E poi ritornare nella folla, portando un santuario di bellezza che solo Dio sa accendere.

Che cosa c’è di più creativo che ritrovare le grandi stelle polari sul viaggio dell’uomo?

Gesù insegna un doppio modo per abitare la terra, per lavorare: fare le cose come se tutto dipendesse da te, con impegno e dedizione; e poi farle come se tutto dipendesse da Dio, con leggerezza e fiducia.

Fa' tutto ciò che sta in te, e poi lascia fare tutto a Dio.

Ma qualcosa cambia i programmi del gruppo: «Gesù, sbarcando, vide molta folla ed ebbe compassione di loro, e si mise a insegnare molte cose».

Gesù cambia i suoi programmi, ma non quelli dei suoi amici. Rinuncia al suo riposo, non al loro.

La prima cosa che Gesù offre alla folla è la compassione, il provare dolore per il dolore dell’altro.

Gesù sa bene che non è il dolore che annulla la speranza, non è il morire, ma l’essere senza conforto.

Ed è questo ciò che Gesù insegna ai Dodici. Insegna per prima cosa come guardare le persone, prima ancora di che cosa dire loro, insegna uno sguardo che abbia commozione e tenerezza. Le parole verranno da sé. Questo vale per ognuno di noi.

Quando ritrovi la compassione, quando impari di nuovo a commuoverti, il mondo si innesta nella tua anima.

E se c’è sulla terra chi sa ancora commuoversi per l’ultimo uomo, allora c’è speranza per il mondo.

Questo facciamo, consapevoli che non siamo noi a salvare il mondo, che ciò che possiamo fare è soltanto una goccia nell’oceano, ma, come dice Madre Teresa di Calcutta «è questa goccia che può dare senso a tutta la tua vita». (E.Ronchi)

Tutti

Non sono degno, Signore,

che tu entri nella mia casa.

Vedi bene che c'è del disordine.

Non è pronta ad accoglierti.

Avrei voluto per te un ambiente più ospitale

e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.

Sono impreparato e perciò ti confesso:

non son degno che tu entri!

Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta

con Zaccheo, tu dicessi anche a me:

«oggi devo fermarmi a casa tua».

Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.

Vedi, Signore: la porta è aperta,

ma la casa non è pronta!

Almeno così a me pare. E a te?

Rimaniamo, ad ogni modo,

a parlare un po' sull'uscio.

È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.

Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare

tante cose da te.

Quante vorrei udirne dalla tua bocca!

Ne ha bisogno il mio cuore ferito.

Parla, allora, Signore. Ti ascolto.

La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.

( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Pausa di Silenzio

Canto:

Meditazione

Preghiere spontanee

Padre Nostro

 

G. Sei un Dio che si commuove a vedere la situazione della gente. Ciò significa che non sei un Dio astratto, ma piantato profondamente dentro la scorza della nostra fragile umanità. Davanti ai nostri smarrimenti del cuore, alle sofferte lacerazioni quotidiane e al vuoto lasciato da tante speranze infrante, non ti contenti di mostrarti vagamente impietosito o di guardarle dall'alto. Sei un Dio che condivide le nostre situazioni, le assumi dentro di te e le fai tue, impastando i tuoi sentimenti con i nostri. Gioisci e piangi, fremi di sdegno e sei paziente, ti lamenti ed esprimi le tue delusioni, esattamente come facciamo noi. Hai assunto la nostra natura - nascondendo la tua divinità - proprio per metterti al nostro passo, vivendo dentro di te le nostre angosce, i nostri dubbi, le nostre inquietudini e i nostri smarrimenti. Con ciò hai voluto dimostrarci che, come Dio si era fatto uno di noi, anche noi, afferrandogli la mano, potevamo diventare come Lui. Sei straordinario, Signore! Un altro come te non lo troverò mai. Fa’ che io resti sempre con te! Fa’ che non ti lasci mai, anche se dovessi restare solo!

 

Tutti

Preghiera per le vocazioni sacerdotali

Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:

“manda operai nella messe”.

Nella nostra preghiera, però,

riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:

mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,

aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.

Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,

un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.

Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.

Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;

soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.

Siano apostoli appassionati del tuo Regno,

ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.

Un’altra cosa chiediamo, Signore:

assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;

coloro, cioè, che, in tuo nome,

invitano, consigliano, accompagnano e guidano.

Siano le nostre parrocchie segni accoglienti

della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.

Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:

crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.

Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata

- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,

confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,

custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.

All’intercessione della tua Santa Madre,

affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni

le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

(+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

 

Canto: Tantum Ergo


Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio.


 

 

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

R Che porta con sé ogni dolcezza.

 

Signore Gesù Cristo che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il Santo Mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue per sentire sempre in noi i benefici della Redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen

 

 

 

 

 

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica.  Al termine: Acclamazioni:

Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

 

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