Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.

 

Adorazione Eucaristica

XXXIIª Domenica del Tempo Ordinario Anno “B”

 

SAC. “Dio grande e misericordioso, 
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, 
perché, nella serenità del corpo e dello spirito, 
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.”
(Colletta)

 

 

G. La vera fede consiste nel fidarsi di Dio, nel mettersi completamente nelle sue mani, nel donarsi a lui. La nostra religiosità, invece, rischia spesso di fermarsi alla forma, alle apparenze, perciò alla superficie; non coinvolge il cuore, non tocca l'essenziale. Dio ha criteri diversi: non ci misura in base alle molte preghiere, ai molti riti, ai molti pellegrinaggi e così via. Tanto meno ci misura in base alla quantità delle nostre offerte materiali. Egli guarda soltanto al nostro cuore.

 

SAC. “ Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.”

+  Dal Vangelo secondo Marco: (Mc 12,38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore.

 

Pausa di Silenzio

 

G. La Parola del Signore e il comportamento della vedova portano facilmente la nostra considerazione sul senso della ricchezza e della povertà, non solo nella vita del singolo cristiano, ma anche nella vita delle nostre Comunità cristiane. La Chiesa, come fin dalle sue prime origini, unendo insieme l’"agape" con la Cena eucaristica si manifestava tutta unita nel vincolo della carità attorno a Cristo, così, in ogni tempo, si riconosce da questo contrassegno della carità, e, mentre gode delle iniziative altrui, rivendica le opere di carità come suo dovere e diritto inalienabile.

 

Tutti

 

Dal Salmo 145: Rit. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. Rit.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. Rit.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.

Pausa di Silenzio

La liturgia di oggi ci presenta due testimonianze meravigliose di fede e di amore, che la Parola di Dio ci indica come esempio. È la storia di due vedove. È importante la loro testimonianza perché l'Altissimo, il Dio dell'universo, è il difensore degli orfani e delle vedove...

La prima è la vedova di Zarepta alla quale non è rimasto più nulla, se non un pugno di farina e un po' di olio, per l'ultimo sostentamento per sé e per il figlio, prima di morire.

Il profeta Elia le chiede di preparargli questo in dono di ospitalità e di confidare nel Signore. La donna offre tutto quello che ha e il Signore la benedice per sempre.

È stupendo quanto avviene: "La farina non venne meno e l'olio non diminuì". Di fronte alla donna di Zarepta alla quale si rivolge il profeta, Dio vuole un atto di fede. È nella fame, ma è obbediente alla parola di Dio e guadagna molto di più.

L'altra è la vedova del vangelo, che nella sua povertà, dà tutto quello che ha, "tutto quello che le è rimasto per vivere".

Forse ha anche paura di essere vista e giudicata perché mette pochi spiccioli in quel tesoro del tempio dove altri, mettendosi in mostra, gettano monete grandi. La vedova del vangelo getta nel tesoro due centesimi: gli altri danno il superfluo, lei dà tutto.

Ma Gesù la vede, la osserva, la presenta agli apostoli come il vero esempio di fede, di amore, di sacrificio e tesse l'elogio più bello proprio per lei, che vive lo spirito di Gesù, lo spirito del vangelo e delle beatitudini. "Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli".

Meravigliosi sono i racconti di queste due vedove della Parola di Dio di oggi: testimonianze profonde e sincere di vera fede, vera carità, di autentica fiducia nel Signore. Sono capaci tale grandezza d'animo perché sono povere.

Alla vedova di Zarepta, fuori dal territorio di Israele, Elia, il grande profeta, le chiede accoglienza alle porte della città.

Questa povera donna, senza mezzi di sussistenza, accetta di ospitare questo sconosciuto, straniero, condividendo l'ultima porzione di cibo che possiede.

Questo immenso segno di generosità cambierà la sua vita: l'olio nell'orcio e la farina nella madia non verranno mai più a mancare.

Così la vedova del Vangelo... quale valore hanno quei due spiccioli, che sono il suo tutto.

Anche nelle difficoltà non bisogna perdersi d'animo, perché il Signore non ci lascia soli, mai. Ci sono momenti di scoraggiamento... poi il Signore ci solleva. (d.R.Rossi)

 

 

 

Tutti

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

perché la Parola del tuo Amore

si è fatta corpo donato sulla Croce,

ed è viva per noi nel sacramento

della Santa Eucaristia.

Fa’ che l’incontro con Te

Nel Mistero silenzioso della Tua presenza,

entri nella profondità dei nostri cuori

e brilli nei nostri occhi

perché siano trasparenza della Tua carità.

Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia

continui ad ardere nella nostra vita

e diventi per noi santità, onestà, generosità,

attenzione premurosa ai più deboli.

Rendici amabili con tutti,

capaci di amicizia vera e sincera

perché molti siano attratti a camminare verso di Te.

Venga il Tuo regno,

e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

 

Canto:

Pausa di Silenzio

 

Il Vangelo mette a confronto due magisteri: quello degli scribi, teologi e giuristi importanti, e quello di una vedova povera e sola; ci porta alla scuola di una donna senza più difese e la fa maestra di vita.

Gli scribi sono identificati per tre comportamenti: per come appaiono (passeggiano in lunghe vesti) per la ricerca dei primi posti nella vita sociale, per l'avidità con cui acquisiscono beni: divorano le case delle vedove, insaziabili e spietati.

Tre azioni descritte con i verbi che Gesù rifiuta: apparire, salire e comandare, avere.

Sintomi di una malattia devastante, inguaribile, quella del narcisismo. Sono di fatto gli inconvertibili: Narciso è più lontano da Dio di Caino.

Gesù contrappone un Vangelo di verbi alternativi: essere, discendere, servire e donare.

Lo fa portandoci in un luogo che è quanto di più estraneo al suo messaggio si possa immaginare: in faccia al tesoro del tempio; e lì, seduto come un maestro, osserva come la gente getta denaro nel tesoro: "come" non "quanto". Le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative.

I ricchi gettavano molte monete, ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine. Due spiccioli, un niente, ma pieno di cuore.

Gesù se n'è accorto, unico; chiama a sé i discepoli, li convoca, erano con la testa altrove, e offre la sua lettura spiazzante e liberante: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Gesù non bada alla quantità di denaro. Anzi afferma che l'evidenza della quantità è solo illusione. Conta quanto peso di vita c'è dentro, quanto cuore, quanto di lacrime, di speranza, di fede è dentro due spiccioli.

L'uomo per star bene deve dare. È la legge della vita, siamo progettati così. Questa capacità di dare, e dare come un povero non come un ricco, ha in sé qualcosa di divino! Tutto ciò che è fatto con tutto il cuore ci avvicina all'assoluto di Dio.

Il verbo salvifico che Gesù propone in contrapposizione al "divorare" degli scribi, è "gettare", ripetuto sette volte nel brano, un dare generoso e senza ritorno.

Lo sa bene la vedova, l'emblema della mancanza. La sua mano getta, dona con gesto largo, sicuro, generoso, convinto, anche se ciò che ha da donare è pochissimo. Ma non è la quantità che conta, conta sempre il cuore, conta l'investimento di vita.

La fede della vedova è viva e la fa vivere. Non le dà privilegi né le riempie la borsa, ma le allarga il cuore e le dà la gioia di sentirsi figlia di Dio, così sicura dell'amore del Padre da donare tutto il poco che ha.

Questa donna, che convive col vuoto e ne conosce l'angoscia, è fiduciosa come gli uccelli del cielo, come i gigli del campo. E il Vangelo torna a trasmettere il suo respiro di liberazione. (E.Ronchi)

Tutti

Non sono degno, Signore,

che tu entri nella mia casa.

Vedi bene che c'è del disordine.

Non è pronta ad accoglierti.

Avrei voluto per te un ambiente più ospitale

e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.

Sono impreparato e perciò ti confesso:

non son degno che tu entri!

Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta

con Zaccheo, tu dicessi anche a me:

«oggi devo fermarmi a casa tua».

Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.

Vedi, Signore: la porta è aperta,

ma la casa non è pronta!

Almeno così a me pare. E a te?

Rimaniamo, ad ogni modo,

a parlare un po' sull'uscio.

È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.

Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare

tante cose da te.

Quante vorrei udirne dalla tua bocca!

Ne ha bisogno il mio cuore ferito.

Parla, allora, Signore. Ti ascolto.

La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.

( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Pausa di Silenzio

 

Canto:

Meditazione: Preghiere spontanee

Padre Nostro

 

G. Tu hai buoni occhi, Gesù, e sai subito distinguere la generosità autentica dall'esibizione plateale, il gesto con cui si dona il superfluo

e quello che impegna l'essenziale, tutto ciò che si ha per vivere. In effetti solo i poveri sono capaci di autentica solidarietà perché disposti a condividere privandosi del necessario. Solo loro vivono fino in fondo la follia consolante dell'amore che offre quanto ha a disposizione, senza tanti calcoli. Insegnami, Signore, a fare come la vedova, a donarti non gli scampoli, ma il cuore della mia esistenza,

a metterti al centro, non alla periferia dei miei pensieri. Insegnami, Signore, a spartire con i miseri non gli avanzi, gli abiti smessi, le cose fuori moda, ma quello che sta nel mio piatto, gli indumenti nuovi, ciò a cui tengo veramente. E apri la mia anima alla gioia che non viene meno, quella che si sperimenta più nel dare che nel ricevere.

 

Tutti

Preghiera per le vocazioni sacerdotali

Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:

“manda operai nella messe”.

Nella nostra preghiera, però,

riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:

                       mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,     

aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.

Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,

un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.

Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.

Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;

soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.

Siano apostoli appassionati del tuo Regno,

ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.

Un’altra cosa chiediamo, Signore:

assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;

coloro, cioè, che, in tuo nome,

invitano, consigliano, accompagnano e guidano.

Siano le nostre parrocchie segni accoglienti

della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.

Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:

crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.

Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata

- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,

confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,

custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.

All’intercessione della tua Santa Madre,

affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni

le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

(+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

 

 

Canto: Tantum Ergo


Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio.


 

 

 

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

R Che porta con sé ogni dolcezza.

 

Guarda, o Padre, al tuo popolo, che professa la sua fede in Gesù Cristo,
nato da Maria Vergine, crocifisso e risorto, presente in questo santo sacramento e fa' che attinga da questa sorgente di ogni grazia frutti di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.

Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica.  Al termine: Acclamazioni:

Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.


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