Venite a me, voi tutti, che siete affaticati

e oppressi, e io vi ristorerò.

 

Adorazione Eucaristica

IVª Domenica di Pasqua “Anno C”

 

Cel. “O Dio, fonte della gioia e della pace, 
che hai affidato al potere regale del tuo Figlio 
le sorti degli uomini e dei popoli, 
sostienici con la forza del tuo Spirito, 
e fa’ che nelle vicende del tempo, 
non ci separiamo mai dal nostro pastore 
che ci guida alle sorgenti della vita.”
(Colletta)

 

G. Nella 4ª Domenica di Pasqua Gesù si presenta “Pastore-Agnello”, colui che, avendo dato la sua vita per le pecore, ha il potere di dare loro la vita eterna e di affidarle alla mano amorosa del Padre. E’ lui che ci raduna per fare del suo popolo un unico gregge. Ascoltando la sua voce, stringendoci a Lui, vivendo da figli di Dio, scopriamo il vero senso della nostra vita. Il dono della vita eterna è il tema della Liturgia della Parola odierna, il quale ispira il cantico di giubilo dell’antifona di inizio. Ciascuno oggi può sentirsi pieno di gioia e di esultanza pasquale perché, al di là delle situazioni più tristi e sconcertanti dell’esistenza terrena, sa che la bontà di Dio si rivolge personalmente ad ognuno e a tutti, senza distinzione e senza limiti.

 

Cel. “Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.”

 

 Dal Vangelo secondo Giovanni: (Gv 10, 27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

Pausa di Silenzio

G. Che Gesù si definisca il pastore buono, bello, non è da poco. Sta attribuendo a sé un’immagine classica. Senza dirlo, si sta definendo il Cristo. Sta dicendo cosa è venuto a fare sulla terra: a dare vita, partecipazione intima alla vita stessa di Dio. Nella liturgia del tempo di Pasqua, il senso di questo brano di Giovanni sembra chiaro. Con la crocifissione non è stato annullato il progetto del Padre di fare rifiorire la gioia sulla terra. Gesù rimane il Cristo, compie sulla terra l’impossibile missione di riportare l’uomo alla sua umanità. La sofferenza del Giusto non è la sconfitta della Bontà e della Tenerezza; è solo il modo in cui Dio, oggi, manifesta il suo amore di Padre.

 

 

Dal Salmo 99: Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

 

Sol. Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. Rit.

 

Sol. Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Rit.

 

Sol. Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. Rit.

 

Pausa di Silenzio

 

Ci sono nel breve testo del vangelo di oggi tre espressioni che esprimono e sintetizzano il rapporto profondo tra noi e Gesù il Signore.

 

Dice Gesù: Le mie pecore ascoltano la mia voce, Io le conosco, esse mi seguono.

 

Noi abbiamo ascoltato la voce del Signore, ma siamo chiamati ad ascoltarla sempre di più con attenzione, gioia, amore.

 

Nel cammino della vita ci può essere il rischio di sbagliare strada, di perdersi, di cedere alle tante tentazioni e suggestioni del male, di andar dietro a tante altre voci.

 

Chi ci insegna la vita giusta, chi ci dà il senso vero della vita, chi ci aiuta a costruirla e realizzarla in pienezza, "in pascoli di erbe fresche"? E' il Signore, è la sua Parola.

 

Noi possiamo sentire l'amore profondo e concreto di Gesù: Lui ci conosce, ci conosce con amore, "conosce i pensieri e i dubbi del nostro cuore, Lui ci viene a cercare, sempre.

 

Gesù mi conosce, mi cura, mi guarisce, mi porta al sicuro, nella comunità dei credenti su questa terra, nella beatitudine dei figli di Dio nell'eternità.

 

Gesù ripone in me tanta fiducia, sempre la rinnova e con la sua fiducia quante cose posso fare!

 

La terza espressione dice: Le pecore mi seguono. Quanto è importante seguire Gesù, Lui è la via, la verità, la vita.

 

Come seguirlo? Nella fede, nell'amore, nell'ascolto della sua parola, nel costruire ogni giorno la risposta alla vocazione che ci ha dato, nell'amore al prossimo e ai bisognosi, nel corpo e nello spirito, perché è nel prossimo che Gesù è presente, mi parla, mi muove a seguirlo.

 

Nella preghiera umile, sincera, costante comprendiamo quanto è importante che le nostre comunità cristiane e le nostre famiglie siano come dei giardini preparati e pronti per accogliere le vocazioni che Dio vorrà seminare e perché siano aiutate a crescere, a svilupparsi, a maturare risposte belle e forti davanti a Dio, per la Chiesa e l'umanità intera.

 

Dice papa Francesco: "Ma Gesù a un certo punto disse, riferendosi alle sue pecore: «Il Padre mio, che me le ha date...». Questo è molto importante, è un mistero profondo, non facile da comprendere: se io mi sento attratto da Gesù, se la sua voce riscalda il mio cuore, è grazie a Dio Padre, che ha messo dentro di me il desiderio dell'amore, della verità, della vita, della bellezza... e Gesù è tutto questo in pienezza!

 

Questo ci aiuta a comprendere il mistero della vocazione, specialmente delle chiamate ad una speciale consacrazione. A volte Gesù ci chiama, ci invita a seguirlo, ma forse succede che non ci rendiamo conto che è Lui, proprio come è capitato al giovane Samuele...

 

Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! Dietro e prima di ogni vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, c'è sempre la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un nonno, di una madre, di un padre, di una comunità... Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto". (d.R.Rossi)

 

Tutti

Ascoltare la tua voce, Gesù buon pastore,

è un segno d’amore perché l’ascolto è di chi ama,

l’ascolto è proprio di chi condivide la vita.

La sposa ascolta lo sposo;

la madre il silenzio dei figli e le stelle la voce di Dio.

Di un principe, o capo, o regnante, si ode l’ordine,

ma il cuore è lontano.

Di te che vuoi essere solo pastore

noi vogliamo ascoltare la voce

che appaga i bisogni del cuore.

Mandaci buoni pastori, che sappiano donare la vita,

capaci di andare avanti e vegliar su di noi

quando lupi rapaci ci insidiano

e la stanchezza ci opprime.

Mandaci buoni pastori, Gesù,

e liberaci dai mercenari.

 

Canto:

Pausa di Silenzio

 

Le mie pecore ascoltano la mia voce. Prima grande sorpresa: una voce attraversa le distanze, un io si rivolge a un tu, il cielo non è vuoto.

 

Perché le pecore ascoltano? Perché il pastore non si impone, si propone; perché quella voce parla al cuore, e risponde alle domande più profonde di ogni vita.

 

Io conosco le mie pecore. Per questo la voce tocca ed è ascoltata: perché conosce cosa abita il cuore. La samaritana al pozzo aveva detto: venite, c'è uno che mi ha detto tutto di me. Bellissima definizione del Signore: Colui che dice il tutto dell'uomo, che risponde ai perché ultimi dell'esistenza.

 

Le mie pecore mi seguono. Seguono il pastore perché si fidano di lui, perché con lui è possibile vivere meglio, per tutti. Seguono lui, cioè vivono una vita come la sua, diventano in qualche modo pastori, e voce nei silenzi, e nelle vite degli altri datori di vita.

 

Il Vangelo mostra le tre caratteristiche del pastore: Io do loro la vita eterna, non andranno mai perdute, nessuno le rapirà dalla mia mano!

 

Io do la vita eterna, adesso, non alla fine del tempo. È salute dell'anima ascoltare, respirare queste parole: Io do loro la vita eterna! Senza condizioni, prima di qualsiasi risposta, senza paletti e confini.

 

La vita di Dio è data, seminata in me come un seme potente, seme di fuoco nella mia terra nera. Come linfa che risale senza stancarsi, giorno e notte, e si dirama per tutti i tralci, dentro tutte le gemme.

 

Le vicende di Galilea, la tragedia del Golgota, le parole di Cristo, che vengono come fiamma e come manna, non hanno altro scopo che questo: darci una vita piena di cose che meritano di non morire, di una qualità e consistenza capaci di attraversare l'eternità.

 

Il Vangelo prosegue con un raddoppio straordinario: Nessuno le strapperà dalla mia mano. Poi, come se avessimo ancora dei dubbi: nessuno le può strappare dalla mano del Padre. È il pastore della combattiva tenerezza.

 

Io sono un amato non strappabile dalle mani di Dio, legame non lacerabile. Come passeri abbiamo il nido nelle sue mani, come bambini ci aggrappiamo forte a quella mano che non ci lascerà cadere, come innamorati cerchiamo quella mano che scalda la solitudine, come crocefissi ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita. Il Vangelo è una storia di mani, un amore di mani.

 

Mani di pastore forte contro i lupi, mani tenere impigliate nel folto della mia vita, mani che proteggono il mio lucignolo fumigante, mani sugli occhi del cieco, mani che sollevano la donna adultera a terra, mani sui piedi dei discepoli, mani inchiodate e poi ancora offerte: Tommaso, metti il dito nel foro del chiodo! Mani piagate offerte come una carezza perché io ci riposi e riprenda il fiato del coraggio. (E.Ronchi)

 

Tutti

Non sono degno, Signore,

che tu entri nella mia casa.

Vedi bene che c'è del disordine.

Non è pronta ad accoglierti.

Avrei voluto per te un ambiente più ospitale

e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.

Sono impreparato e perciò ti confesso:

non son degno che tu entri!

Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta

con Zaccheo, tu dicessi anche a me:

«oggi devo fermarmi a casa tua».

Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.

Vedi, Signore: la porta è aperta,

ma la casa non è pronta!

Almeno così a me pare. E a te?

Rimaniamo, ad ogni modo,

a parlare un po' sull'uscio.

È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.

Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare

tante cose da te.

Quante vorrei udirne dalla tua bocca!

Ne ha bisogno il mio cuore ferito.

Parla, allora, Signore. Ti ascolto.

La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.

( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Pausa di Silenzio

Canto:

Meditazione

Preghiere spontanee

Padre Nostro

 

G. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché solo tu ci conosci fino in fondo, uno per uno, con i nostri slanci e le nostre fatiche, le nostre fragilità e le nostre risorse. Per questo ti mostri esigente quando ci lasciamo afferrare dalla pigrizia, e dolce e compassionevole quando ci troviamo in difficoltà. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché ti metti davanti a tutti e ci guidi alle sorgenti della vita, ci fai conoscere il volto del Padre e dissipi i timori e le paure che ci impediscono di andare avanti. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché sei pronto a dare la vita, a far di tutto per difenderci, ad ingaggiare con il male una lotta terribile e decisiva, a costo di esporti a pericoli mortali, a costo di affrontare sofferenze terribili. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché ci ami di un amore smisurato e non puoi sopportare che neppure uno si perda e rovini la sua vita. È bello, mio Signore, lasciarsi guidare da te, è bello darti fiducia e assecondare le tue indicazioni, è bello sentire su di noi il tuo sguardo attento e benevolo. È bello, mio Signore, affidarti la nostra vita e vivere per te e assieme a te un’avventura entusiasmante che approda all’eternità.

 

Tutti

Preghiera per le vocazioni sacerdotali

Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:

“manda operai nella messe”.

Nella nostra preghiera, però,

riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:

                       mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,

aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.

Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,

un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.

Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.

Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;

soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.

Siano apostoli appassionati del tuo Regno,

ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.

Un’altra cosa chiediamo, Signore:

assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;

coloro, cioè, che, in tuo nome,

invitano, consigliano, accompagnano e guidano.

Siano le nostre parrocchie segni accoglienti

della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.

Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:

crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.

Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata

- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,

confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,

custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.

All’intercessione della tua Santa Madre,

affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni

le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

(Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

Canto: Tantum Ergo

Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

 

 

 

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio. Amen.

 

 

Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

Che porta con sé ogni dolcezza.

 

O Padre, che nella morte e risurrezione del tuo Figlio hai redento tutti gli uomini, custodisci in noi l'opera della tua misericordia, perché nell'assidua celebrazione del mistero pasquale riceviamo i frutti della nostra salvezza.

Per Cristo nostro Signore.

T Amen

 

 

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica.  Al termine: Acclamazioni:

Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

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