Adorazione Eucaristica

Ascensione del Signore - Anno “B” -

 

SAC. “Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà”. Alleluia.”
(Antifona)

 

G. Gesù che ascende al cielo e invia lo Spirito Santo inaugura la storia della Chiesa. Egli si sottrae allo sguardo fisico dei suoi discepoli e ci rinvia alla sua presenza sacramentale: la sua presenza non viene meno, ma cambia dimensione, essa è ora a noi accessibile solamente attraverso la molteplicità dei segni che rinviano a lui. Ogni cristiano è chiamato a saperlo cogliere presente in questi segni e in primo luogo nel segno del prossimo che ci interpella. Qui ha fondamento anche la missione propria della Chiesa e di ogni credente in Gesù: missione di annuncio del Vangelo e di testimonianza nell’amore.

 

 “Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.”

 

+  Dal Vangelo secondo Marco: (Mc 16,15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore.

 

Pausa di Silenzio

 

G. Gesù ascende al cielo, come attirato dal Padre, per poter mandare a noi lo Spirito Santo, il quale non solo ci fa ricordare e comprendere profondamente tutto Gesù e il suo insegnamento, ma farà sì che egli si renda sempre presente in mezzo a noi sino alla fine dei tempi, sino al suo ritorno. Egli ascende per essere il “Presente”: non più legato al tempo e allo spazio, può essere presente in tutti i luoghi e contemporaneo di ogni tempo.

 

Tutti

 

Dal Salmo 46:  Rit. Ascende il Signore tra canti di gioia.


Popoli tutti, battete le mani! 
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
Rit.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.
Rit.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
Rit.

 

Pausa di Silenzio

 

Nel celebrare la solennità dell’Ascensione non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di una metafora. Quando negli Atti si afferma che «mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi», non  vuol dire che Gesù sia effettivamente volato sopra le nubi. Sopra le nubi ci sono altre nubi, poi si arriva allo spazio intersiderale, cioè a un luogo come un altro. Dire che Gesù è asceso al cielo è dunque un’immagine della quale occorre decifrare il senso.

 

Siamo aiutati in questo da quanto aggiungono sia gli Atti che il Vangelo di Marco. Negli Atti degli apostoli si dice: «Mentre lo guardavano, fu elevato in cielo e una nube lo sottrasse ai loro occhi». Marco aggiunge: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu levato in cielo e sedette alla destra di Dio». Il secondo membro di queste due frasi offre indicazioni preziose per capire cosa sia l’ascensione del Signore.

 

Nel primo caso ci è detto che Gesù «fu sottratto ai loro occhi». Forse questa espressione è quella che meglio spiega che cosa sia successo con l’ascensione. Con essa Gesù non è andato via, non ci ha lasciato, ma si è semplicemente sottratto ai nostri occhi. Lo conferma la conclusione del passaggio degli Atti degli apostoli, che dice: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è di mezzo a voi, è stato assunto in cielo».

 

Qui abbiamo davvero la buona notizia dell’ascensione: Gesù è in mezzo a noi! Fino ad allora era stato in mezzo a noi visibilmente, adesso lo è invisibilmente.

 

O ancora, la conclusione del Vangelo di Marco afferma: «Allora essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro», cioè restava insieme con loro, anche se non lo vedevano.

 

E poi c’è la fine del Vangelo di Matteo che dice: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

L’ascensione non vuol dire che Gesù non è più presente, ma che continua ad essere presente in una maniera diversa, in una maniera più efficace. Adesso Gesù è presente in modo invisibile: non lo vediamo, però sappiamo - perché ce lo ha promesso, ce lo ha assicurato - che è presente.

 

Il fatto di non sentire fisicamente la sua voce non vuol dire che non stia continuando a parlarci, anche adesso, anche in questo istante. Ci basta riflettere su questo punto per capire come continui ad essere presente, ad agire invisibilmente. Non lo vediamo, ma ci parla.

 

Ogni volta che leggiamo la Scrittura con fede sentiamo un calore nel nostro cuore - lo stesso che percepirono i discepoli di Emmaus - che ci permette di riconoscere la presenza del Signore.

 

Questa Scrittura, che se non fosse letta alla luce della fede sarebbe una lettera morta, diventa spirito, senso spirituale, cioè una parola che ha il potere di trasformare la mia vita. La parola di Dio non è mai soltanto la Scrittura letta. La parola di Dio è Gesù, cioè Dio, che ci sta parlando ora.

 

Quindi l’ascensione vuol dire che Gesù si sottrae al nostro sguardo per essere presente in maniera ancora più profonda di quando lo vedevamo con i nostri occhi, perché ora è presente non solo fuori di noi, non solo in modo da essere visibile per i nostri occhi di carne, ma dentro di noi per mezzo del suo Spirito ed è visibile agli occhi della fede.

 

Il momento di vedere fisicamente Gesù ritornerà e allora sarà di nuovo un’evidenza per noi. Lo dice l’angelo: «Verrà nello stesso modo in cui l’avete visto andare al cielo».

 

Adesso abbiamo bisogno che Gesù, pur essendo presente, pur continuando a parlare al nostro cuore, lo faccia in modo velato, in una maniera nella quale non si impone a noi, ma si propone a noi in modo tale che la nostra adesione a lui sia pienamente libera.

 

Ma vi è ancora un altro indizio per capire cosa voglia dire l’ascensione di Gesù, offerto dalla seconda frase citata sopra: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio». Il risultato dell’ascensione è che Gesù siede alla destra di Dio.

 

Certo, alla destra di Dio il Figlio già sedeva prima: è una delle persone della Trinità, è già una sola cosa con il Padre e con lo Spirito Santo e in questo senso non ha mai lasciato il seno del Padre, poiché il Figlio non può mai essere separato dal Padre e dallo Spirito Santo.

 

Quello che cambia con l’ascensione, però, è che ciò che sale al Padre non è solo il Figlio, ma il Figlio con la nostra carne, il Figlio che si è fatto uno di noi. Ciò che ascende al cielo è una creatura umana, quest’uomo che è diventato una sola cosa con il Figlio di Dio ed è nostro fratello.

 

Abbiamo dunque adesso non solo un Dio, ma anche un fratello seduto alla destra del Padre, che per questa ragione può e vuole intercedere in nostro favore, pregare per noi. Non solo, ma con questo uomo, con questo corpo noi diventiamo un solo corpo ogni volta che mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue.

 

Questo vuol dire che con Gesù ascendiamo al cielo anche noi. Se con il battesimo siamo diventati figli nel Figlio, se cibandoci del corpo e del sangue di Cristo diventiamo un solo corpo con lui, allora dove è lui, siamo noi. Se Gesù è seduto alla destra del Padre, vi siamo anche noi. Se Gesù è nel seno del Padre, vi siamo introdotti anche noi.

 

Quindi l’ascensione vuol dire che già adesso, pur nella fede, pur misteriosamente, siamo figli nel Figlio, siamo uniti al Padre, già risorti. La nostra dimora - come dice Paolo - «è lassù, risorti con Cristo».

 

La nostra vita non è più solo terrestre, ma è già celeste. Tutto questo dunque significa che Gesù è più presente adesso di quanto non lo fosse prima. Sta a noi discernere la sua presenza nella lettura della Scrittura, perché attraverso di essa ci si sveli la Parola attraverso la quale Gesù ci parla, tocca il nostro cuore, ci converte, ci trasforma! Crediamolo: «Io sono con voi tutti i giorni».

 

Gesù agisce con noi e conferma la Parola con i segni che la accompagnano. Gesù che è in mezzo a noi, pur assunto in cielo per intercedere per noi alla destra del Padre, vive con noi, è presente con noi, «lì dove due o tre sono uniti nel suo nome». È presente nei nostri cuori, più che mai con noi nel cammino per ricondurci alla casa del Padre. (L.Gioia)

Tutti

 

Signore Gesù,

noi ti ringraziamo

perché la Parola del tuo Amore

si è fatta corpo donato sulla Croce,

ed è viva per noi nel sacramento

della Santa Eucaristia.

Fa’ che l’incontro con Te

Nel Mistero silenzioso della Tua presenza,

entri nella profondità dei nostri cuori

e brilli nei nostri occhi

perché siano trasparenza della Tua carità.

Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia

continui ad ardere nella nostra vita

e diventi per noi santità, onestà, generosità,

attenzione premurosa ai più deboli.

Rendici amabili con tutti,

capaci di amicizia vera e sincera

perché molti siano attratti a camminare verso di Te.

Venga il Tuo regno,

e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

  

Canto:

 

Pausa di Silenzio

 

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Sono le parole che rivelano il cuore di Gesù, il suo desiderio impellente che nessuno sia escluso dal tocco benefico del Vangelo: Gesù mai stanco di dare vita a ogni creatura, in ogni angolo della terra.

 

E per continuare la sua stessa missione sceglie gente di fede fragile, gente imperfetta. Come noi. Come me. Se io dovessi dire del Vangelo solo ciò che riesco a viverne, dovrei tacere subito.

 

Ma io annuncio non me stesso e le mie conquiste, ma una Parola che mi ha rubato il cuore, quel Gesù che mi ha convinto e sedotto, che mi ha legato a sé e legandomi mi ha liberato. Io annuncio quello verso cui cammino e che, un giorno, spero di poter raggiungere.

 

Dice padre Giovanni Vannucci: “L’annunciatore deve essere infinitamente piccolo; solo cosi l’annuncio sarà infinitamente grande”.

 

Ognuno di noi riceve oggi la stessa missione degli apostoli: annunciate! Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, assoggettate, ma semplicemente: annunciate! E che cosa devo annunciare? Il Vangelo, una bella notizia: Dio ti ama e ti salva.

 

Non devo annunciare le mie idee più belle, la soluzione dei problemi, una politica o una teologia migliori, ma solo il Vangelo, la vita e la persona di Cristo, lui che è la forza della mia ascensione, lui che è la vita della mia vita.

L’ultimo versetto del brano di oggi è quello che chiude il Vangelo di Marco e apre il mio Vangelo. Dice: “Il Signore agiva insieme con loro”. Il verbo greco suona esattamente cosi: il Signore operava in sinergia con loro, era la loro energia.

 

Molte volte, troppe volte ho udito questo lamento o l’ho fatto io stesso: io con le sole mie forze non ce la farò mai! Ma parlare di sole mie forze è un’espressione che dal punto di vista della fede cristiana non ha senso.

 

Perché io non sono mai con le sole mie forze, c’è sempre in me - forza della mia forza, pace della mia pace, radice salda delle mie radici – la forza di Cristo. La mistica Margherita Porete chiama Gesu il “Vicino-lontano”, la forza del cuore.

 

Ebbene, a sigillo del Vangelo di Marco c’è questa definizione di Gesù: il Signore è energia che opera con te. Cristo opera con te, in ogni più piccolo gesto di bontà, quando offri una parola fresca e viva; costruisce con te quando costruisci pace.

 

Ricordiamo ancora quella promessa di Gesu: “Imporrete le mani ai malati e questi guariranno”. Anzi, il testo greco dice letteralmente kalòs héxousin, ne avranno bene. Non parla propriamente della guarigione, ma dice che ne avranno del bene, che questo sarà bello per loro.

 

Se ti avvicini a chi soffre e tocchi la sua solitudine, forse non guarirà, ma certamente ne avrà bene, certamente sarà bello per lui.

 

Esistono malattie inguaribili, ma nessuna incurabile, che non abbia bisogno di cure, di mani, di cuore, di te e di Dio. Del Dio vicino-lontano attraverso di te.

 

L’Ascensione del Signore è una festa difficile: come si può far festa per una persona cara che ci lascia? Ma il Signore non se ne è andato, se non dai nostri sguardi. Non è andato in alto, è andato avanti, assente e più presente che mai.

 

Egli è il Vicino-lontano: oltre il cielo e dentro ogni creatura, intimo a me più di me stesso.

Scrive Benedetto XVI: “Ascensione non è un percorso cosmico-geografico, è la migrazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all’amore che abbraccia l’universo”.

 

A questa migrazione, a questa navigazione del cuore Gesù chiama gli Undici, un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e fedeli, e affida loro il mondo. E «partirono e predicarono dappertutto».

 

Li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è tuo. Perché crede in loro, crede nell’uomo. Ha fiducia in me più di quanta ne abbia io stesso; e sa che riuscirò a contagiare di Spirito e di nascite chi mi è affidato. (E.Ronchi)

Tutti

Non sono degno, Signore,

che tu entri nella mia casa.

Vedi bene che c'è del disordine.

Non è pronta ad accoglierti.

Avrei voluto per te un ambiente più ospitale

e prepararti qualcosa di gustoso, per trattenerti.

Sono impreparato e perciò ti confesso:

non son degno che tu entri!

Mi piacerebbe tanto che, come facesti una volta

con Zaccheo, tu dicessi anche a me:

«oggi devo fermarmi a casa tua».

Non ardisco sperarlo, non oso domandarlo.

Vedi, Signore: la porta è aperta,

ma la casa non è pronta!

Almeno così a me pare. E a te?

Rimaniamo, ad ogni modo,

a parlare un po' sull'uscio.

È bello ugualmente. Ho delle cose da dirti.

Ho, soprattutto, bisogno di ascoltare

tante cose da te.

Quante vorrei udirne dalla tua bocca!

Ne ha bisogno il mio cuore ferito.

Parla, allora, Signore. Ti ascolto.

La tua Parola è vita per me. Vita eterna. Amen.

( Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

Pausa di Silenzio

Canto:

Meditazione

Preghiere spontanee

Padre Nostro

 

G. La tua ascensione al cielo, Signore, mi colma di gioia perché è finito per me il tempo di stare a guardare ciò che fai e comincia il tempo del mio impegno. Ciò che mi hai affidato rompe il guscio del mio individualismo e del mio stare a guardare facendomi sentire responsabile in prima persona della salvezza del mondo. A me, Signore, hai affidato il tuo Vangelo perché lo annunciassi su tutte le strade del mondo. Dammi la forza della fede, come ebbero i tuoi primi apostoli, cosi che non mi vinca il timore, non mi fermino le difficoltà, non mi avvilisca l’incomprensione, ma sempre e dovunque io sia tua lieta notizia, rivelatore del tuo amore come lo sono i martiri e i santi nella storia di tutti i popoli del mondo.

(A. Dini)

Tutti

Preghiera per le vocazioni sacerdotali

Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:

“manda operai nella messe”. Nella nostra preghiera, però,

riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:

mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,

aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.

Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,

un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.

Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.

Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;

soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.

Siano apostoli appassionati del tuo Regno,

ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.

Un’altra cosa chiediamo, Signore:

assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;

coloro, cioè, che, in tuo nome,

invitano, consigliano, accompagnano e guidano.

Siano le nostre parrocchie segni accoglienti

della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.

Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:

crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.

Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata

- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,

confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,

custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.

All’intercessione della tua Santa Madre,

affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni

le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

(+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano)

 

 

Canto: Tantum Ergo

Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio.

 

 

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

R Che porta con sé ogni dolcezza.

 

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica.  Al termine: Acclamazioni:

Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

 

 

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